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Oggi si ritorna in Cile. Siamo molto emozionati perché
stiamo per attraversare le Ande. Le abbiamo intravviste, poi le abbiamo viste
sparire a Puerto Natales, le abbiamo sorvolate da El Calafate a Bariloche e ora
finalmente ci siamo ….
Il tempo è
pessimo, purtroppo, ma lo spettacolo è davvero affascinante. La vegetazione di
un bel verde di Salta lascia il posto dopo un centinaio di km a distese di
cactus, cardones, come li chiamano qui e poi solo saline e deserto. Il passo di
Jama, confine cileno, non è il punto più alto. Più avanti, già sul versante
argentino arriviamo a 5.300 metri. Si fatica persino a respirare! Poi inizia la
discesa ed è ancora deserto. La cosa strana è che non abbiamo ancora trovato il
posto di confine cileno. Due ore dopo essere passati dal passo di Jama
arriviamo a San Pedro e qui incominciano le comiche …. Posto di confine in
città, centinaia di persone che fanno la fila per vidimare i documenti e poi ne
fanno un’altra per la dogana; file che si incrociano complicando tutto … ma non
è solo questo che fa sorridere: da queste parti ci sono regole ferree
riguardanti l’introduzione di prodotti alimentari, vegetali o animali nei paesi
confinanti e quindi i doganieri fanno il loro lavoro con molto zelo. Nel
controllare una macchina, il doganiere
trova un bel pezzo di formaggio e per non essere costretto a requisirlo,
suggerisce di imbottire un panino e poi guarda verso di noi che facciamo la
fila e dice: “mica posso sequestrare un panino con il formaggio che serve per
il viaggio, no?” E così è, fanno questo bel paninone e continuano
tranquillamente per la loro strada. Oppure un signore che arriva con un bel
sacchetto di foglie di coca:” è per uso personale, vero?” e nessun problema
neanche questa volta. Una signora che ha del mais congelato lo deve lasciare
lì, perché non si legge la data di scadenza …
Dopo 2 ore e tre quarti riusciamo a liberarci e andiamo
verso l’ostello.
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